L’INPS, in un recente messaggio, fornisce alcuni indicazioni per il calcolo del riscatto della laurea a fini pensionistici per il 2023.
Si ricorda che il riscatto del corso di laurea è un istituto che permette di valorizzare ai fini pensionistici il periodo del proprio corso di studi: ovviamente è valido solo a condizione che l’interessato abbia conseguito il determinato titolo di studio.
La facoltà resta comunque esercitabile anche dai soggetti inoccupati che, al momento della domanda, non risultino essere stati mai iscritti ad alcuna forma obbligatoria di previdenza e che non abbiano iniziato l’attività lavorativa in Italia o all’estero.
Scopriamo quali sono i contenuti del messaggio INPS 4681/2022, datato 30 dicembre 2022, che fornisce alcune indicazioni sul calcolo per l’anno 2023 e fornisce uno strumento per la simulazione del medesimo.
Indice dei contenuti
L’onere di riscatto dei periodi del corso di studi universitario è determinato con le norme che disciplinano la liquidazione della pensione con il sistema retributivo o con quello contributivo, tenuto conto della collocazione temporale dei periodi oggetto di riscatto.
Ipotizziamo cheun soggetto voglia riscattare quattro anni di laurea e che abbia presentato domanda di riscatto nel Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti al 31 dicembre 2022: considerando una retribuzione lorda degli ultimi 12 mesi meno remoti pari a 32.170 euro l’importo da pagare per riscattare quattro anni è pari a 42.464,4 euro (32.170×33% =10.616,1 x 4 anni = 42.464,4).
L’INPS, inoltre, comunica il rilascio di una nuova versione della simulazione del calcolo del riscatto della laurea per il 2023.
All’interno della versione aggiornata:
Le date e gli importi presentati all’utente dal servizio sono calcolati solo sulla base delle informazioni inserite in modo anonimo dallo stesso e devono essere considerati indicativi e orientativi, potendosi discostare da quanto comunicato all’utenza a seguito della presentazione formale della domanda di riscatto, il cui iter istruttorio prevede la verifica della contribuzione effettivamente versata e degli ulteriori dati che risultano negli archivi dell’INPS necessari al calcolo.
Analogamente, nel corso della simulazione si indica anche un importo futuro della pensione ipotetica, che tuttavia pur essendo determinato sulle regole di calcolo nei sistemi retributivo e contributivo non rappresenta una stima dell’importo erogato alla fine, in quanto il calcolo non risulta collegato all’effettiva posizione assicurativa ma prende in considerazione solo i dati immessi dall’utente.
La finalità della simulazione è di consentire di valutare l’effetto potenziale del riscatto degli anni di laurea e pertanto è opportuno, prima di adottare qualsiasi decisione in ordine a vicende lavorative che abbiano riflessi sulla posizione assicurativa individuale, avvalersi della consulenza delle Strutture territoriali dell’INPS o degli Enti di Patronato.
Il simulatore che permette di conoscere gli effetti del riscatto del corso universitario di studi sulla futura pensione è di libero accesso, non essendo richieste credenziali per il suo utilizzo. Potete consultarlo qui.
Potete consultare qui di seguito il documento completo.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it
se mio figlio avesse 100 e passa mila euro da buttare, senza neppure sapere se mai ci sarà ancora la pensione quando ci andrà, comprerebbe un appartamento e di affitto prenderebbe più che di pensione.
Meccanismi e soluzioni infernali per i lavoratori nati da metà anni ’60 in poi. Dobbiamo pagare i contributi per chi è andato in pensione da ragazzo ( 40 anni di età anagrafica !!! ) e non potremo contare sulla certezza di un emolumento futuro. Tra incudine e martello, insomma …
Prendo atto che essendo nato a luglio 1980 andrei in pensione a gennaio 2050..70 anni, mentre col riscatto 5 anni in meno..se fosse così riscatterei subito senza pensarci!
Non solo si pagano tasse salatissime e libri costosi per conseguire una laurea (spessissimo poi viene sfruttata all’estero) e per poter riscattare i cinque anni bisogna pagare un minimo di 25.000€ senza aver incassato un centesimo. Lo Stato e le università dovrebbero collaborare affinché tutti i neo laureati vengano indirizzati al lavoro o, quantomeno, dargli la possibilità di mettersi alla prova invece di abbandonarli a se stessi. Naturalmente, avendo un’entrata economica sarebbe più facile riscattare i cinque anni di università.